800 miliardi per la difesa Ue


Un nuovo strumento europeo per concedere prestiti per gli armamenti con una ‘potenza di fuoco’ di 150 miliardi, le spese per la Difesa escluse dal conteggio del deficit ai fini del Patto di stabilità e la possibilità di dirottare fondi di coesione per gli armamenti. Sono questi i principali interventi di ReArm Europe, il piano per riarmare l’Europa presentato dalla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen. Si tratta di un piano in cinque punti che ha l’obiettivo di mobilitare ben 800 miliardi di euro nei prossimi anni.

“Siamo in un’epoca di riarmo e l’Europa è pronta a incrementare massicciamente la spesa per la difesa. Sia per rispondere all’urgenza a breve termine, sia per agire e sostenere l’Ucraina”, ha dichiarato von der Leyen, che ha inviato i dettagli del suo piano in una lettera ai capi si Stato e di governo del blocco, che poi ne discuteranno giovedì al Consiglio europeo speciale convocato dal presidente Antonio Costa. Il piano, preparato in fretta e furia a Bruxelles, è la risposta al disimpegno degli Stati Uniti di Donald Trump per la sicurezza dell’Ucraina e dell’Europa intera.

Per Kiev il tempo stringe

E mentre Washington ha annunciato che congelerà gli aiuti già decisi e finanziati per Kiev, Bruxelles ne promette di nuovi e ingenti. E al più presto perché il tempo stringe. “L’Ucraina ha un margine di sicurezza di circa sei mesi dopo lo stop di Trump agli aiuti militari ucraini”, ha avvertito il deputato ucraino Fedor Venislavsky dopo la riunione a porte chiuse del Comitato per la sicurezza nazionale, la difesa e l’intelligence della Verkhovna Rada, il Parlamento ucraino.

Trump ferma gli aiuti militari all’Ucraina dopo la lite con Zelensky

E oltre ad aiutare Kiev, nel nuovo contesto internazionale quello che gli europei devono fare, ha continuato von der Leyen, è “affrontare la necessità a lungo termine di assumerci maggiori responsabilità per la nostra sicurezza europea”.

Il nuovo strumento per i prestiti

E per farlo il primo intervento proposto è la creazione di un nuovo strumento per concedere prestiti agli Stati membri garantiti dal bilancio Ue. Questo strumento avrà a disposizione fino a 150 miliardi di euro “per sostenere gli sforzi europei per raggiungere un rapido e significativo incremento degli investimenti nelle capacità di difesa”, si legge nella lettera inviata ai capi di Stato e di governo.

Gli acquisti dovranno riguardare “azioni necessarie a livello europeo in allineamento con la Nato”, specifica il testo, che cita tra gli armamenti da acquistare sistemi di difesa aerea, di artiglieria, missili e munizioni, droni ma anche strumenti per la guerra cibernetica. “Si tratta fondamentalmente di spendere meglio e di spendere insieme. Stiamo parlando di domini di capacità paneuropei”, ha specificato von der Leyen.

Non è ancora chiaro dove verranno presi i 150 miliardi, una delle ipotesi e che si possa trattare di nuovo debito comune, con la Commissione intende emettere obbligazioni come per il NextGeneration Eu, il cosiddetto Recovery Plan. Un’altra ipotesi che era stata paventata era quella di utilizzare proprio i soldi del Recovery Plan che non erano stati spesi.

Difesa fuori dal Patto

Il secondo punto è l’esclusione delle spese per la Difesa dal conteggio del deficit ai fini del Patto di stabilità. Non è chiaro ancora se si parla di tutte le spese o solo di quelle finanziate con i prestiti del nuovo strumento. Nella lettera si legge che “i prestiti forniti sotto il nuovo strumento Ue beneficeranno della clausola di salvaguardia del Patto”, quella appunto che permette di scorporarli dal conteggio del deficit.

“Se gli Stati membri aumentassero la spesa per la difesa in media dell’1,5 per cento del Pil, si potrebbe creare uno spazio fiscale di quasi 650 miliardi di euro in un periodo di quattro anni”, ha affermato von der Leyen. 

Anche i fondi di coesione per le armi

“Nel breve termine l’Ue può fare di più per sostenere l’urgente necessità di aumentare gli investimenti per la Difesa con il bilancio comunitario”, afferma ancora la lettera, che spiega che la Commissione intende per questo eliminare le restrizioni esistenti alla politica di coesione per il supporto alle grandi imprese del settore della Difesa.

I fondi della coesione sono solitamente investiti per far crescere le regioni più povere del blocco, per questo il loro utilizzo per gli armamenti era stato criticato da diverse parti. Ma nella sua lettera ai Ventisette la presidente della Commissione sostiene che “supportare lo sviluppo di una forte e resiliente industria della difesa europea sosterrà anche la competitività dell’Europa e promuoverà lo sviluppo regionale”.

Investimenti privati

Gli ultimi due punti del piano puntano infine a far aumentare gli investimenti privati. Innanzitutto si vogliono modificare le regole alla base del funzionamento della Bei, la Banca europea per gli investimenti, che al momento non può prestare soldi per l’industria della difesa.

Poi, spiega la lettera ai leader, “dobbiamo assicurarci che i miliardi di risparmi degli europei vengano investiti all’interno del blocco”, e a questo scopo “è fondamentale completare l’Unione dei mercati capitali”, una mossa che “potrebbe, da sola, attirare altre centinaia di miliardi ogni anno nell’economia europea”. 



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