Banche, con tagli tassi BCE conti correnti più ricchi e più mutui, successo BTP. Ma depositi rendano di più


Torna a crescere la liquidità sui conti correnti degli italiani: nel corso del 2024, l’aumento è stato di quasi 20 miliardi di euro in un anno. E’ quanto è emerso da uno studio condotto dalla divisione Analisi&Ricerche della FABI, il sindacato bancario numero uno in Italia, che ha certificato che, dopo due anni di contrazione, i soldi sui conti correnti delle famiglie e delle imprese italiane sono tornati ad aumentare: sui depositi bancari ci sono 1.363 miliardi, una somma più alta dell’1,5% su base annua, per la precisione in aumento di 19,8 miliardi rispetto ai 1.343,8 miliardi del 2023.

L’inversione di tendenza è evidente soprattutto rispetto agli anni 2022 e 2023, quando i risparmi delle famiglie e, di conseguenza, la presenza della liquidità sui conti correnti è stata erosa dal “forte rialzo dell’inflazione”, dunque dall’impennata dei prezzi, che ha costretto i correntisti a drenare più soldi dalle riserve presenti negli istituti di credito.

Lato prestiti, la grande svolta della politica monetaria della BCE che, a partire dal 6 giugno del 2024, ha iniziato a tagliare i tassi di interesse dell’area euro, ha consentito alle banche italiane di allentare i cordoni del credito negli ultimi mesi, soprattutto alle famiglie, a loro volta più propense ad accendere mutui per l’acquisto delle abitazioni e dunque a bussare alla porta degli istituti.

Negli ultimi sette mesi i mutui aumentati di 5,3 miliardi di euro, il taglio dei tassi favorisce la ripresa dei prestiti per la casa: da 420,8 miliardi di maggio a 426,1 miliardi di dicembre”, si legge infatti nel rapporto della FABI.

La fotografia presentata dalla FABI è oggi finalmente più confortante, sulla scia del processo disinflazionistico in corso, che ha permesso alla BCE di Christine Lagarde di allentare la restrizione monetaria (tuttavia ancora in atto, anche dopo i cinque tagli dei tassi varati a partire dallo scorso anno).

Detto questo, andando più indietro nel tempo, l’effetto dell’inflazione e della restrizione monetaria avviata dalla BCE a colpi di rialzi dei tassi per sfiammare il caro prezzi è stato evidente: i conti correnti rimangono più poveri rispetto al 2021 anno precedente all’esplosione dell’inflazione, quando la liquidità parcheggiata dalle famiglie era pari 1.480,1 miliardi.

Di fatto, tra il 2021 e il 2023, ha calcolato la FABI “le famiglie e le imprese hanno progressivamente attinto alle proprie riserve per far fronte al caro-prezzi, con una riduzione della liquidità disponibile sui depositi bancari di 136,3 miliardi (-9,2%) rispetto al picco di 1.480,1 miliardi registrato nel 2021 ”.

Nonostante la ripresa degli ultimi dodici mesi, la liquidità complessiva presente oggi sui conti correnti è di conseguenza inferiore di 116,5 miliardi (-7,9%) rispetto ai livelli del 2021.

Evidenti anche le conseguenze dell’esplosione dell’inflazione e delle incessanti strette monetarie varate dalla BCE sui prestiti erogati dalle banche.

Lato credito, negli ultimi tre anni i prestiti ai privati si sono contratti infatti di ben 60 miliardi, (-4,5%) da 1.325,9 miliardi a 1.266,9 miliardi, con le banche italiane che hanno stretto i rubinetti soprattutto a danno delle imprese italiane: in questo caso i finanziamenti alle imprese sono crollati del 10%.

Guardando al 2024, le buone notizie arrivate dal rapporto della FABI sono sotto gli occhi di tutti: il risparmio si è ricostituito, grazie alla minore pressione inflazionistica. In evidenza soprattutto l’effetto dei tagli dei tassi sui mutui: negli ultimi sette mesi del 2024 i prestiti per la casa sono aumentati di 5,3 miliardi di euro, in crescita dell’1,3% dai 420,8 miliardi di maggio ai 426,1 miliardi di dicembre.

L’inversione di tendenza si è manifestata soprattutto nel secondo semestre del 2024.

Nei primi cinque mesi del 2024 la situazione era ancora critica, visto che il credito bancario destinato all’acquisto di abitazioni rimaneva ancora sotto pressione, in calo di quasi 4 miliardi (-0,9%). La svolta dunque c’è, e la FABI mette in luce in particolare due buone notizie: la maggiore liquidità, detenuta in banca da famiglie e imprese può tradursi in una crescita dei consumi e anche degli investimenti, a tutto vantaggio del PIL dell’Italia.

Inoltre, “con la crescita dei mutui, il mercato immobiliare, fondamentale per la economia del Paese, avrà una spinta significativa”.

Ma come stanno impiegando questa maggiore liquidità le famiglie e le imprese italiane? Confermato il successo dei BTP.

Rielaborando le statistiche della Banca d’Italia, la FABI ha indicato che, nel corso del 2024, si è registrato per l’appunto un incremento complessivo dei depositi, con una crescita moderata dell’1,5% per i conti correnti (+19,8 miliardi di euro (+1,5%), passando da 1.343,8 miliardi a 1.363,6 miliardi di euro) e un aumento più marcato nei depositi a durata prestabilita (+2,7%, a quota 257,4 miliardi dai 250,7 miliardi del 2023).

I depositi rimborsabili con preavviso, una categoria di liquidità più flessibile, hanno riportato un rialzo dello 0,9%, con un aumento di 2,8 miliardi, arrivando a 318,3 miliardi.

In controtendenza, invece, i pronti contro termine, che hanno subito una flessione del 10,8%, scendendo da 97,3 miliardi a 86,7 miliardi di euro, a conferma di una propensione inferiore a detenere strumenti di breve termine per esigenze di liquidità immediata.

Il calo di questa voce indica un disinvestimento progressivo da strumenti di breve termine con caratteristiche speculative o di tesoreria. La minore convenienza di tali strumenti potrebbe essere attribuibile alla politica monetaria della BCE, che ha iniziato a ridurre i tassi, rendendo meno attrattive queste operazioni di finanziamento.

Il totale complessivo della liquidità detenuta da famiglie, imprese e altri soggetti ha registrato una crescita dello 0,9%, passando da 2.007,3 miliardi a 2.026,2 miliardi di euro, con una crescita di 18,9 miliardi.

Si tratta, spiega il sindacato, di “un aumento apparentemente moderato”, che tuttavia “suggerisce una inversione di tendenza, ora più orientata al consolidamento dei risparmi, in un contesto di contenimento dell’inflazione e di graduale riduzione dei tassi di interesse”.

La FABI ha fatto notare che, analizzando i dati suddivisi per categoria di soggetti detentori, “emerge che la crescita della liquidità è trainata principalmente dalle aziende (+3,4%), che hanno aumentato i propri depositi di 14,2 miliardi in un anno”.

L’incremento, ha spiegato il sindacato, potrebbe essere ricondotto a una maggiore prudenza delle imprese, che preferiscono mantenere liquidità disponibile per gestire investimenti futuri o in vista di un miglioramento delle condizioni del credito.

Anche le famiglie, con un incremento dell’1,1% (pari a 12,3 miliardi), continuano a detenere una quota significativa di risorse in banca, segnalando un atteggiamento ancora prudente nella gestione delle proprie finanze. Tuttavia, l’aumento è più contenuto rispetto a quello delle imprese, segno che l’attenzione dei risparmiatori è sempre più orientata verso soluzioni di investimento alternative, come titoli di Stato (BTP) e strumenti obbligazionari ”.

Interessante anche la crescita della liquidità nelle onlus (+2,5%), nei fondi pensione (+10,5%) e nelle assicurazioni (+13,9%). Un dato significativo è rappresentato dalla riduzione della liquidità nei fondi di investimento (-4,5%), che hanno visto un deflusso di 13,3 miliardi: potrebbe essere il segnale di una parziale riallocazione del capitale verso strumenti più sicuri e remunerativi, come i depositi vincolati o i titoli di Stato, che nell’ultimo anno hanno offerto rendimenti più interessanti rispetto al passato”.

Infine, anche gli enti di previdenza hanno registrato un aumento della liquidità detenuta (+7,0%), un chiaro segnale che la stabilità del sistema previdenziale continua a essere una priorità nel panorama economico attuale.

Così ha commentato il segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni:

“L’aumento della liquidità sui conti correnti è un segnale positivo, che conferma come le famiglie stiano gradualmente ricostituendo i propri risparmi dopo due anni difficili segnati dall’inflazione e dall’aumento del costo della vita. C’è maggiore stabilità finanziaria ed emerge una ritrovata capacità di accumulo, elementi fondamentali per sostenere i consumi e la crescita economica. Una inversione di tendenza che arriva dopo un biennio senza dubbio difficile sia per le famiglie sia per le imprese. L’aumento dell’inflazione ha significativamente eroso il potere d’acquisto degli stipendi e, proprio per questa ragione, è necessario che siano rinnovati tutti i contratti collettivi nazionali di lavoro scaduti, con incrementi capaci di allineare le retribuzioni al nuovo costo della vita. Da parte delle banche, è necessario un cambio di passo: continuano a considerare i conti correnti esclusivamente come strumenti di pagamento, ignorando il loro ruolo essenziale anche come prima forma di risparmio. Il problema è che la liquidità resta parcheggiata senza una reale valorizzazione economica: i tassi sui depositi sono ancora troppo bassi, mentre le banche, come dimostrano anche gli utili del 2024, beneficiano di margini enormi sulla raccolta e quindi sul credito, col margine d’interesse in costante aumento da tre anni. Ai clienti va riconosciuta una remunerazione più equa, allineata all’andamento dei tassi di interesse, per evitare una penalizzazione eccessiva dei risparmiatori. Senza un atteggiamento diverso, le banche mettono a rischio quel rapporto di fiducia che è alla base del settore”.



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