Alleanza tra le 4 università per un incubatore di start up


Le indicazioni date alla Commissione Europea dall’ex Presidente del Consiglio Mario Draghi, riportate nel Rapporto sul Futuro della Competitività Europea, presentato nella seconda metà del 2024, e arricchite dal contributo di un altro illustre ex Presidente del Consiglio, Enrico Letta, nella relazione sul rafforzamento del mercato interno dell’UE, hanno partorito un primo importante risultato. Infatti, la Commissione ha messo a punto la Bussola per la Competitività (the Competitiveness Compass), che delinea una chiara cornice strategica per orientare i propri lavori. La Bussola traccia il percorso che farà dell’Europa il luogo in cui le tecnologie, i servizi e i prodotti “puliti” del futuro sono inventati, fabbricati e commercializzati e, nel contempo, il primo continente a impatto climatico zero.

La relazione Draghi ha individuato tre traiettorie per stimolare la competitività, la Bussola ne delinea una serie di misure “faro” per rispondervi. Una delle tre interessa i rapporti commerciali mondiali per ridurre le dipendenze dell’UE puntando a soluzioni “green”, ma le azioni legate a questo pilastro sono sistematicamente superate dai fatti date le scelte improvvise ed estemporanee prese dal neo Presidente statunitense. Una seconda linea prevede un piano di azione per l’energia a prezzi accessibili ed un patto per l’industria “pulita”, in modo da decarbonizzare l’Europa rimanendo competitivi. Il terzo, e sul quale concentriamo l’attenzione, mira a colmare il divario di innovazione rispetto a USA e Cina.

L’intenzione è instaurare un habitat favorevole per le start-up innovative, promuovere la leadership industriale nei settori ad alta crescita basati su tecnologie deep tech, e promuovere la diffusione delle tecnologie tra le imprese consolidate e le PMI. A tal fine la Commissione ha in programma di dare vita a diverse iniziative. Una è dedicata all’adozione e allo sviluppo dell’Intelligenza Artificiale in settori chiave dell’industria, attraverso i piani sulle gigafactory e la strategia per l’IA applicata.

Sono previsti, inoltre, piani d’azione sui materiali avanzati, le tecnologie quantistiche, le biotecnologie, la robotica e le tecnologie spaziali. In questo contesto si vuole avviare una specifica strategia su start-up e scale-up che ha il fine di superare gli ostacoli che impediscono alle nuove imprese di emergere ed espandersi; alla base ci sarà l’adozione di un 28°regime dedicato. Il 28° regime si riferisce a un concetto in ambito europeo che propone l’introduzione di una normativa unica e facoltativa, parallela alle normative nazionali esistenti nei Paesi membri dell’Unione.

L’idea è quella di creare un quadro giuridico alternativo che possa essere adottato dalle imprese e dai consumatori su base volontaria, in modo da facilitare le transazioni transfrontaliere all’interno dell’UE senza dover armonizzare completamente le leggi nazionali.

La proposta di un 28° regime nel caso delle start up potrà semplificare le norme applicabili, compresi gli aspetti di diritto societario, diritto fallimentare, diritto del lavoro e diritto tributario. In questo modo le imprese innovative potranno fruire di un unico complesso di norme ovunque investano e operino nel mercato unico.

Dal 2015, le aziende tecnologiche europee hanno attratto circa 426 miliardi di dollari in venture capital, segnando un aumento di dieci volte rispetto al decennio precedente. Nel solo 2024, si prevede che i livelli di investimento abbiano raggiunti i 45 miliardi di dollari, sottolineando la fiducia degli investitori. L’Europa ospita ora più start up in fase iniziale di qualsiasi altra regione a livello globale, con oltre 35.000 aziende.

Ma l’impatto sull’economia dell’Unione non è evidente perché il passaggio da start up a scale up si verifica in pochissimi casi. Il divario di finanziamento per lo scale up tra l’Europa e gli Stati Uniti rimane notevole. Sul fronte del venture capital il rapporto di finanziamenti per la crescita delle start up fra EU e USA è mediamente di 1 a 5. Di conseguenza, circa il 60% di tutte le scale up globali ha sede in Nord America, mentre solo l’8% si trova nell’UE. La strategia europea vuole contrastare questi numeri. Il 28° regime è uno degli elementi fondamentali. Operare sotto un unico quadro giuridico nell’UE semplificherebbe l’assunzione di personale, l’accesso a finanziamenti e l’espansione in nuovi mercati. Da questo contesto cosa possiamo trarre come conclusione.

E’ questo il momento di valorizzare la ricerca, in particolare universitaria, ed il trasferimento tecnologico nei settori strategici innovativi, a partire dall’IA. Creare nuove imprese per mettere a terra i risultati delle ricerche è un mandato imperativo e questo può essere ottenuto se le strutture che si dedicano alla ricerca e all’innovazione fanno sistema tra loro e supportano i ricercatori verso la costituzione delle imprese stesse. Occorre canalizzare le poche risorse negli ambiti strategici e tagliare i rami secchi, oltre a superare gli ostacoli burocratici ed organizzativi.

Nelle Marche, ad esempio, le 4 Università potrebbero accordarsi per un costituire un unico centro di Trasferimento Tecnologico ed incubatore di start up. La complementarietà delle competenze e la massa critica del numero di ricercatori coinvolgibili faciliterebbe notevolmente il raggiungimento dei risultati e anche con una maggiore razionalità degli investimenti.

*  Referente Trasferimento Tecnologico e Direttore DIISM, Università Politecnica

delle Marche





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