La vongola marchigiana verso l’IGP


La “Purassa” (o “poveraccia”, come è comunemente chiamato questo mollusco bivalve nelle Marche alte, nel dialetto gallo-piceno) potrebbe presto ottenere la certificazione IGP. I pescatori marchigiani hanno infatti avviato l’iter per il riconoscimento ufficiale da parte dell’Unione Europea.

“Sarebbe la prima IGP per una specie ittica selvatica”, spiega Tonino Giardini di Coldiretti, presidente dell’Associazione promotrice della candidatura. “Si tratta di un’occasione per l’intero territorio, che potrà promuoversi attraverso la certificazione della qualità di un prodotto chiave della fascia costiera settentrionale delle Marche”.

La “Purassa” è a tutti gli effetti il simbolo della produzione ittica marchigiana. Basti pensare che un terzo delle imbarcazioni dedicate alla pesca delle vongole in Italia appartiene alla marineria marchigiana, con catture annue che superano i 5 milioni di chili, di cui circa 3 milioni nella sola fascia nord della regione. Di questo pescato, circa il 45% viene esportato, con la Spagna come principale mercato di destinazione.

Il settore vongolaro nelle Marche conta circa 210 imprese, di cui 92 concentrate nella fascia costiera nord. Le aziende promotrici della certificazione IGP rappresentano circa l’88% delle unità da pesca di questa area, coinvolgendo direttamente circa 200 lavoratori. L’adesione al progetto è in costante crescita e si punta a raggiungere il 100% degli operatori del settore.

Oltre a valorizzare il prodotto, il riconoscimento IGP potrebbe fungere da volano per le filiere del commercio, della trasformazione, della ristorazione e del turismo, rafforzando così l’intera Blue Economy regionale. Il 18 marzo si terrà a Fano una riunione di Pubblico Accertamento, promossa dal MASAF, dalla Regione Marche e dall’Associazione degli operatori promotrice, durante la quale verrà presentato il disciplinare della “Purassa” IGP. Questo documento definirà le caratteristiche del prodotto pescato tra Gabicce e Marzocca di Senigallia, prevedendo una taglia minima di 23 millimetri, superiore a quella attualmente richiesta dalla normativa.

Finora l’iter ha già ottenuto l’approvazione della Regione Marche e del Ministero delle Politiche Agricole. La riunione di Fano rappresenta un passaggio cruciale prima dell’invio del dossier a Bruxelles.

Il riconoscimento del marchio IGP è fortemente richiesto anche dalle grandi aziende di commercio dei molluschi bivalvi, leader in Italia, con sede tra Marche e Romagna. Da tempo queste imprese sollecitano l’ottenimento di un marchio di identità territoriale per dare ufficialità a un prodotto di qualità già riconosciuto dal mercato ma privo di una certificazione formale.

“Speriamo”, conclude Giardini, “che l’esempio degli operatori del nord delle Marche possa essere seguito anche da quelli del centro e del sud, per arrivare a un marchio regionale conforme agli standard europei”.

Coldiretti Pesca accoglie con favore l’iniziativa. “Contro l’invasione di prodotti ittici esteri sulle nostre tavole”, afferma l’associazione, “è fondamentale valorizzare il nostro pescato, migliorare la tracciabilità – che oggi è garantita nei banchi ma non sempre nei ristoranti – e certificare l’origine. L’IGP è un riconoscimento che va in questa direzione e può rappresentare uno strumento strategico per il rilancio del settore”.

 



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