Il ledwall spettacolare posto all’ingresso di Palazzo Citterio rientra nella stessa filosofia di accessibilità al patrimonio della Grande Brera?
Sì, è una finestra sul prossimo Museo Nazionale di arte digitale (che, come anche il Cenacolo vinciano, fa capo alla Grande Brera, Ndr), diretto da Maria Paola Borgarino. Si tratta di uno schermo di circa 20 metri quadri con tecnologia di Tecnovision denominata Cob e con una risoluzione di 1,5 pixel, che ne fa uno schermo ad altissima risoluzione. È uno dei primi di questa grandezza e risoluzione installati in Italia, e in un museo. Grazie a queste caratteristiche, si possono realizzare mostre digitali come quella di Refik Anadol, con cui abbiamo esordito, cui seguiranno i Masbedo. Ma alla stessa missione, sia pure in forma diversa, fa capo anche nuovo sito internet della Grande Brera, integrato con i contenuti delle App, tutti aggiornabili. Realizzato con Viva on Web, comprende Pinacoteca, Biblioteca Nazionale Braidense e Palazzo Citterio ed è tecnologicamente all’avanguardia perché offre ai visitatori un’esperienza culturale interattiva tra tutti i device di comunicazione (sito, App, totem, ledwall ecc.), sempre aggiornati. Si può così pianificare la visita attraverso il sito web e utilizzare l’App per una guida interattiva durante la visita, con un percorso su misura.
Avete previsto qualcosa per il pubblico più giovane?
Sin dall’inizio del mio mandato ho dato grande attenzione alla comunicazione, anche con l’uso dei canali social: alcuni, che già c’erano, li abbiamo riattivati, altri li abbiamo aggiunti, come Tik Tok, questo rivolto alla fascia (così difficile da raggiungere per un museo) della generazione Z, dai 15 ai 25 anni. Ma abbiamo anche chiamato degli influencer che con i loro interventi sposassero il progetto culturale di un museo, da Chiara Maci, sul rapporto cucina-quadri, al duo di youtuber The Show, che ha organizzato in Pinacoteca una performance piuttosto provocatoria, poi seguitissima sui social.
E per i pubblici fragili?
Anche qui ci sono delle novità, perché i nostri uffici didattici hanno integrato nella nuova App percorsi specifici per ipovedenti, ciechi e sordi che utilizzano la lingua dei segni. Sono percorsi in più lingue, compreso il Lis, su dieci capolavori di Brera, sui tesori del Palazzo di Brera oltre alle «Breraviglie», a DescriVedendo» e altri ancora.
Recentemente avete presentato a Londra, in occasione di una mostra sul Rinascimento a Firenze alla Royal Academy, la riproduzione digitale ad altissima definizione dello «Sposalizio della Vergine» di Raffaello. Di che cosa si tratta, esattamente?
È un progetto di Save the Artistic Heritage, un’organizzazione non profit fondata nel 2018, che realizza edizioni digitali autenticate e brevettate dei capolavori di alcuni musei partner che, racchiuse in cornici come fossero quadri, vengono esposte nel mondo per promuovere il patrimonio artistico non solo italiano, o che vengono vendute ad appassionati: è accaduto con il nostro «Bacio» di Hayez, che ci ha garantito un’importante royalty.
Immagino che non vi fermerete qui.
Infatti stiamo pensando a un nuovo progetto con Intelligenza artificiale per valorizzare il patrimonio librario della Biblioteca Braidense. La digitalizzazione era in corso da anni ma noi cerchiamo di immaginare come l’AI possa aiutare nella fruizione del digitale: le forme di fruizione tradizionale sono ormai desuete e i numeri di chi fa ricerche in biblioteca diminuiscono. Pensiamo però che questo immenso patrimonio librario, stimato in circa 2-3 milioni di volumi e in parte già digitalizzato, possa trovare attraverso l’AI una nuova forma di fruizione. Ci stiamo lavorando.
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