di Mario BovenziFerraraSono ormai prossimi a tagliare il traguardo dei 50 anni di vita – mezzo secolo, non è poco – gli imprenditori al timone di Enginplast, azienda metalmeccanica di Bondeno che costruisce macchine per la lavorazione della plastica. E’ il 1975 la data di nascita dell’impresa che viene rilevata, siamo nel 1993, da Romeo Padovani. Adesso alle redini c’è la figlia Laura, al suo fianco il fratello. “La fantasia non è mai stata una caratteristica della nostra famiglia, si chiama come me, coniugato al maschile. Il nome di mio fratello è Lauro”, dice con una battuta l’imprenditrice. Il marito Lanfranco Zanoncini è il legale rappresentante, il fratello si occupa della produzione. “Non siamo una grande realtà ma per come siamo strutturati abbiamo tutte le caratteristiche di una fabbrica”, precisa con un pizzico d’orgoglio mentre annuncia dove arrivano i loro prodotti, i mercati che hanno conquistato. Tra questi Canada, Inghilterra e Stati Uniti. Un altro tasto dolente, alla finestra per vedere cosa succederà con i dazi che vuole imporre Donald Trump. Intanto ci sono le bollette da pagare.”Abbiamo registrato rincari via via crescenti, in questo momento si sono assestati, almeno lo speriamo, tra il 40 e il 50 per cento”, fa un po’ i conti del salasso. Tradotto, si sono trovati a pagare cifre che scottano. “Da una bolletta per l’energia elettrica di 2.500 euro siamo balzati a 5mila, non sono somme colossali ma questi sbalzi, questi rincari improvvisi ci impediscono di programmare la nostra attività, non possiamo far ricadere in corso d’opera il costo sui nostri clienti. Non sarebbe corretto, non è questa la nostra politica. Sono spese che non sono previste a budget, possono creare problemi”. Progettano e producono macchine per la lavorazione della plastica. Giganti che la frantumano, la fanno a pezzi. “Il 40% dei nostri prodotti vanno direttamente all’estero, il 60% a imprese nazionali che comunque lavorano per mercati che sono fuori dai nostri confini. Abbiamo dieci dipendenti, la conduzione è quella di un’azienda di famiglia. Per mio padre, che purtroppo è scomparso, per me questa azienda è come un figlio. La curiamo, la facciamo crescere giorno dopo giorno, passo passo”. Il gas viene usato per il riscaldamento, degli uffici e dell’officina. Qui il salto è stato del doppio. L’energia elettrica per computer, luci, per le macchine, anche qui l’aumento è stato rilevante. “L’altra volta, correva l’anno 2022, quello della crisi energetica, gli aumenti sono stati devastanti e nonostante annunci e promesse noi non abbiamo ricevuto nulla – sottolinea –. Anche adesso al massimo ci sarà una riduzione sull’Iva, verrà forse calmierato il gas, messo un tetto”. Il governo, con decreto, ha stanziato 3 miliardi per famiglie e imprese. “Ma saranno comunque benefici che arriveranno, se arriveranno, quando ormai i buoi sono tutti usciti, devo per forza pagare le bollette che arrivano, sostenere questi costi. Anche agendo con il credito d’imposta sull’energia elettrica parliamo poi di un 5%. Briciole”.La speranza? “La bella stagione, il clima folle. Almeno per la voce che riguarda la spesa del gas, così spegniamo la caldaia, le caldaie. Serve una politica energetica, che manca. Il mio discorso non ha nulla a che fare con i governi che si sono succeduti, riguarda tutti”. Una critica bipartisan quella di Laura Padovani, associata da sempre alla Cna. E non ci sono solo le bollette, per un’azienda con questa forte esportazione i dazi rischiano di fare male, di essere un problema. “Siamo alla finestra, stiamo cercando di capire cosa succederà”, dice. Ormai il traguardo dei 50 anni è vicino, una vita tra le macchine, con i dipendenti. Altro tasto dolente. “Saldatori, progettisti. Chi li ha visti?”, punto interrogativo a chiudere una frase un po’ amara.
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