Più domotica e building automation, più chance di vincere le necessarie sfide della riqualificazione del parco immobiliare italiano e della trasformazione green degli edifici. Una priorità per tutti, se consideriamo che ogni anno in Italia si spendono mediamente 47,1 miliardi di euro per i relativi consumi termici ed elettrici. Costi che diminuirebbero almeno del 10% intervenendo anche solamente su un quinto delle costruzioni datate.
Come riuscirci? A indicare la via è proprio la recente direttiva Case Green, che amplifica il ruolo dei Bacs (Building Automation and Control System) nella riqualificazione delle città e degli edifici europei. Oltre i dettami normativi, tuttavia, restano da abbattere importanti barriere legate all’opinione dei consumatori, alle competenze dei professionisti e ai costi degli impianti.
Dalla direttiva Case Green al piano nazionale italiano
La nuova EPBD prevede, in alcuni casi, l’adozione obbligatoria dei sistemi Bacs per il controllo e l’automazione del funzionamento dei sistemi tecnici in determinate categorie di edificio. Dalla fine del 2024 l’indicazione vale per gli edifici non residenziali energivori, con potenza termica oltre 290 kW. Dal 29 maggio 2026, invece, l’obbligo riguarderà gli edifici residenziali nuovi o ristrutturati in modo profondo.
Un percorso importante e particolarmente complesso per le peculiarità del nostro patrimonio immobiliare. Il quale dovrà necessariamente culminare nella definizione di un “Piano nazionale per la riqualificazione energetica degli edifici” che declini la direttiva Case Green nel contesto normativo italiano. In questo delicato passaggio si inserisce la missione della Community Smart Building di The European House – Ambrosetti, pronta a lanciare la sua terza edizione evolvendosi da “think tank” ad “act tank” a supporto dei policy maker. Obiettivo dell’iniziativa, aggregare gli attori coinvolti nel processo di pianificazione della transizione green & digital degli edifici per condividere visioni strategiche e modelli operativi.
Trasformazione green degli edifici: vantaggi e ostacoli
Da qui, la necessità di ampliare anche l’Osservatorio Smart Building, recentemente arricchito di un’indagine sulla percezione della building automation nella trasformazione green degli edifici. L’analisi condotta sugli operatori del settore evidenzia sia i benefici dei Bacs sia le prime 5 dimensioni della connettività che si associano alla vita degli occupanti: energia, sicurezza, comfort, salute e manutenzione.
“Connettività e building automation generano benefici a più livelli. Negli smart building, le applicazioni non si limitano alla dimensione interna all’abitazione, ma consentono una visione di smart city integrata, per ottimizzare la gestione delle risorse e migliorare la qualità della vita dei cittadini”, spiega Lorenzo Tavazzi, senior partner e responsabile della Community Smart Building.
Smart building e domotica urbana
Tra i principali vantaggi dei sistemi Bacs, gli operatori intervistati riconoscono:
- controllo da remoto (58%),
- scalabilità e adattamento a nuove tecnologie (52%),
- efficienza energetica derivante dalla gestione automatizzata (43%).
- aumento del valore dell’immobile (34%),
- sicurezza dell’abitazione (23%),
- comfort per l’utente finale (14%).
Come anticipato, è altresì importante allargare lo sguardo alla dimensione esterna dell’edificio. La connettività abilita una visione che possiamo chiamare domotica urbana. Tradotto, una gestione efficace di servizi pubblici come illuminazione stradale, riscaldamento e raccolta dei rifiuti. In ambito energetico, possiamo monitorare la flessibilità della domanda di energia elettrica degli edifici, in ottica di demand response. Inoltre, la domotica urbana contribuisce alla mobilità sostenibile con la gestione intelligente del traffico e la ricarica ottimizzata dei veicoli elettrici. E rende le città sicure con la rilevazione di situazioni come allagamenti o fughe di gas negli edifici.
Conoscenze, competenze e costi da ripensare
A frenare la diffusione della building automation, invece, è in primis il livello di conoscenza degli utenti finali riguardo alle opportunità che genera. Solo il 30% di loro, secondo l’esperienza dei professionisti interpellati, possiede un livello di conoscenza alto o moderato. Nel 70% dei casi è ancora “basso”. Altro dato chiave, circa 2 aziende su 3 segnalano la mancanza di competenze nello sviluppo e installazione di questi sistemi (67%). Segue il problema dei costi di installazione, ritenuti elevati dal 45% dei rispondenti.
Particolarmente sentite anche la mancanza di interoperabilità tra sistemi diversi, nel 46% dei casi, e la complessità di installazione e configurazione, sempre al 46%. Per un terzo degli operatori, c’è il tema della sicurezza e della privacy dei dati (33%). L’11% fa presente l’assistenza tecnica limitata.
La trasformazione green degli edifici porta occupazione
Dalla mappatura delle esigenze di connettività e dalla survey con gli addetti della filiera, la Community Smart Building ha potuto identificare alcuni fattori per promuovere l’adozione delle tecnologie smart nelle abitazioni. A cominciare dalla formazione degli operatori, che il 65% degli intervistati ha indicato come prioritaria. Passando per il potenziale occupazionale della trasformazione green degli edifici, che potrebbe creare 200 mila posti di lavoro qualificati e specializzati. In secondo luogo, gli installatori ritengono fondamentale standardizzare i protocolli di comunicazione all’interno dei sistemi Bacs. Sia per garantire l’interoperabilità delle tecnologie installate sia per aumentare sicurezza e privacy.
“Riteniamo dunque urgente intervenire per agevolare la diffusione delle tecnologie smart. Semplificandone l’uso, sensibilizzando sul tema della cybersecurity, prevedendo coordinamento tra sistemi diversi e scambio dei dati aggregati, ipotizzando incentivi specifici per rendere i costi più accessibili”, conclude il responsabile della Community Smart Building.
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