Probabilmente, ognuna di noi ha sognato almeno una volta, quando era bambina, di essere una regina. Anni dopo, dovremmo riconoscere che forse, alla fine, regine potremmo esserlo davvero. Non di certo per i cavalieri, né tantomeno per i castelli che – se va bene –corrispondono al massimo ad un monolocale di 40 metri quadri non troppo distante dal centro di Milano, ma piuttosto, in un momento storico in cui sembra sempre meno scontato per noi donne poter decidere del nostro futuro, essere regine significa rimanere fedeli a se stesse e combattere per le proprie idee, significa pensare ed esprimersi liberamente, senza privarsi di nessun lato di sé, che sia esso ambizioso, ribelle, romantico. A ricordarlo, come un manifesto, un abbraccio e una boccata d’aria fresca allo stesso tempo, sono Desigual e María Escoté, che per l’autunno inverno 2024 hanno dedicato una collezione proprio alle donne contemporanee e alle regine che portano dentro. Una capsule collection ispirata dalla Maria Antonietta di Sofia Coppola, da Patti Smith e da Lana Del Rey e specialmente da Vivienne Westwood, eroine che hanno scritto la storia – del cinema, della musica, della moda –, nel rivendicare il diritto di vivere liberamente. La loro verve si ritrova in ogni silhouette, disegno e colore della collezione, in un perfetto connubio di Coquette core, grunge e costume così come di irriverenza, romanticismo e self-confidence. Una menzione speciale va, inoltre, al carattere responsabile della capsule: dai maglioni che richiamano i corsetti agli abiti in pizzo e satin, tutti i capi sono realizzati con materiali sostenibili e innovativi che rispettano l’ambiente come il cotone BCI, la viscosa responsabile LENZING™ ECOVERO™ e il poliestere riciclato.
In occasione del lancio della collezione con Desigual, Cosmopolitan ha incontrato María Escoté per parlare dei dettagli e delle ispirazioni della collezione, tra ricordi e desideri per il futuro, nel nome delle regine che volevamo essere. E nel nome di quel sogno di agire secondo le nostre regole in cui dobbiamo continuare a credere.
Come è nata l’idea della collezione con Desigual?
«Collaboriamo con Desigual da diverse stagioni e insieme siamo riusciti a creare unanuova community che ci piace molto. È bellissimo vedere come ogni stagione aspettano i nostri capi e li realizzano creando un archivio unico e speciale».
Tre parole per descriverla.
«Coquette, dark, femminile».
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Il capo della collezione a cui sei più legata e perché.
«L’abito in satin e pizzo con l’illustrazione di una donna seminuda. Si tratta di un capo speciale che riassume perfettamente il concetto della collezione e il concetto estetico che mi identifica fin dall’inizio. Mettere in risalto quel potere femminile con un tratto artistico, con la giusta raffinatezza per mostrare quella femminilità e quell’empowerment che tanto mi ispirano».
Dalla Marie Antoinette di Sofia Coppola a Lana Del Rey, la collezione si ispira alle donne che hanno sfidato le convenzioni in epoche diverse. Se potessi scegliere un altro momento storico in cui vivere, quale sarebbe?
«Senza dubbio il decennio degli Anni ’70, è uno dei decenni che mi appassionano di più sia socialmente che esteticamente».
Quando e come ti sei avvicinata alla moda?
«Fin da giovanissima, mio padre era un pittore e mia madre una tessitrice. Da piccola mi vestivo su misura e mi piaceva molto seguire il processo, scegliendo i tessuti e disegnando i miei vestiti. La mia passione è sempre stata il disegno».
Dove trovi l’ispirazione?
«Di tutto ciò che mi circonda, l’arte, la pittura, il cinema, la musica, la strada, la notte, la metropolitana, la natura».
Chi sono le tue icone di stile?
«Ne ho tante e molto diverse tra loro, ma le due donne che mi ispirano sempre sono Cher e Bianca Jagger».
E i designer che ti hanno influenzato di più?
«Coco Chanel, Elsa Schiaparelli, Madeleine Vionnet, John Galliano, Vivienne Westwood, Jean Paul Gaultier, Thierry Mugler, Cristóbal Balenciaga, Gianni Versace, Christian Lacroix ed Emanuel Ungaro».
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Quali sfide hai dovuto affrontare come donna alla guida di un marchio?
«È una domanda importante che mi fa venire le vertigini se penso a tutto quello che dovrei dire per poter rispondere. La prima cosa che dirò è che mi considero molto fortunata a essere circondata da grandi colleghe a lavoro, e che il più delle volte mi sento molto rispettata e amata, ma senza dubbio creare un brand come donna e costruire un’azienda non è facile. Uno dei principali ostacoli per le donne è quello di dover affrontare la costruzione di un’azienda contemporaneamente a quella di una famiglia, ed entrambe le cose richiedono molto tempo e dedizione. D’altra parte durante tutti questi anni ho dovuto dimostrare in molti dei miei incontri quotidiani che le mie decisioni o le mie proposte hanno lo stesso successo di qualsiasi proposta maschile. È un lavoro che si costruisce quotidianamente e in molte occasioni ho dovuto sviluppare una forza straordinaria per non permettere che la mia opinione o i miei criteri venissero abbassati di fronte a una controparte maschile. Oggi mi sento molto orgogliosa del lavoro svolto e posso dire che le mie giornate si rivelano molto positive e arricchenti accanto alla maggior parte dei miei colleghi. Credo che ci sia una nuova generazione di uomini che sono molto consapevoli e mi sento molto vicina a loro in questo lungo cammino chiamato uguaglianza».
Cosa vedi nel tuo futuro come stilista?
«Vedo un futuro in cui posso continuare a creare capi con cui rendere felici migliaia di persone, capi che ti fanno stare bene, che ti fanno sognare, che ti danno quell’energia, quella femminilità e quella forza di cui hai bisogno. Che anche se passano gli anni e vedi un mio capo nel tuo armadio, ti portano a bellissimi ricordi e ti trasmettono sempre con l’affetto che li ho fatti io».
Un consiglio per chi sogna di seguire le tue orme.
«Segui il tuo istinto e combatti per ciò in cui credi, non permettere mai a nessuno di dubitare del tuo valore».
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