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Il fashion torna a fare squadra: riassetto con due federazioni sotto il cappello di Confindustria


Meno di un anno fa lo scisma all’interno dell’allora Confindustria Moda, con Sistema Moda Italia (in concomitanza con l’uscita di Federorafi e seguita poi da Anfao). Ora le due anime del mondo del tessile-abbigliamento e accessori tornano a lavorare in completa sinergia e lo fanno con un nuovo assetto: da una parte la filiera della pelle e degli accessori denominata Confindustria Moda Accessori e che riunisce Assocalzaturifici, Assopellettieri, Unic e Aip e dall’altro il settore del tessile-abbigliamento che, dal prossimo primo gennaio, cambierà nome passando da Sistema Moda Italia (Smi) a Confindustria Moda – Federazione Tessile Moda. Due realtà che porteranno avanti temi caldi per la moda sotto quindi il cappello comune di Confindustria. La riorganizzazione è stata presentata ieri nella sede delle associazioni, alla presenza dei due presidenti: Giovanna Ceolini che manterrà le redini di Confindustria Accessori Moda e Sergio Tamborini, presidente (in chiusura di mandato) dell’ex Sistema moda Italia che, appunto, dall’inizio del prossimo anno assumerà il medesimo ruolo in Confindustria Moda – Federazione Tessile Moda. Presente alla conferenza stampa anche Vincenzo Marinese, vicepresidente per l’Organizzazione e i rapporti con i territori e le categorie di Confindustria che ha auspicato che “anche in futuro le divisioni personali non abbiano impatto sull’interesse generale”.

La decisione di tornare a fare squadra è maturata in un momento particolare per il settore della moda nel suo insieme, che sta attraversano non solo una crisi ma un cambiamento strutturale dei consumi a cui si accompagna l’impatto della sostenibilità, come ha sottolineato Tamborini che ha aggiunto come anche il terzo trimestre per il segmento tessile-moda si chiuderà in negativo. Anche per la filiera della pelle i numeri fanno emergere un sensibile affanno: secondo Ceolini nel primo semestre ha registrato un calo della produzione in volumi del 15,8% e nei nove mesi un -19,3% per la pelletteria e un -18,6% per le calzature, un fatturato in flessione dell’8,7% ed export a -8 per cento. Come ricordato da entrambe le associazioni, il sistema produttivo rappresentato dalle due federazioni genera nella sua totalità un turnover di quasi 100 miliardi euro, impiegando più di 500mila lavoratori e lavoratrici e comprendendo più di 50mila imprese. L’Italia, inoltre, è il primo esportatore di tessile, moda, accessori in Europa (e il secondo nel mondo dopo la Cina), con un saldo commerciale che nel 2023 ha superato i 26 miliardi di euro.

“L’anno scorso abbiamo esercitato il diritto di recesso”, commenta Tamborini. “Oggi torniamo sotto un cappello nel quale ci riconosciamo tutti e credo che, avendo fatto chiarezza su una serie di questioni, le ‘trasmissioni’ da ora in poi funzioneranno ancora meglio con due realtà che si parlano con una certa dinamica”, ha aggiunto il presidente di Confindustria Moda per il tessile-moda che ha spiegato come la scelta di avere una comunicazione congiunta è legata alla necessità di “una politica industriale vera, mancata in questi anni e abbiamo lasciato occupare la rappresentanza anche da altri che hanno parlato sotto il cappello di Confindustria mentre noi abbiamo parlato troppo piano”.

Ceolini tocca anche un tema cruciale, ovvero quello dei rapporti con i brand della moda: “Le aziende che hanno investito per loro devono essere rispettate e noi stessi dobbiamo lavorare per le filiere”. Di importanza strategica anche la necessità di far diventare attrattivo per i giovano il settore della moda nel suo insieme.

Tra le azioni urgenti messe in agenda dalle due federazioni c’è la risoluzione della controversia sul credito d’imposta per ricerca e sviluppo, volta a garantire agli imprenditori italiani maggiore certezza del diritto e la partecipazione congiunta al Tavolo della Regione Lombardia per combattere il caporalato. A queste si aggiunge il capitolo sulla formazione dei giovani e riqualificazione dei lavoratori, fondamentale per lo sviluppo di competenze specialistiche, indispensabili in un mercato in continua evoluzione e la promozione internazionale della moda made in Italy.

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